La sostenibilità come solidarietà tra generazioni

UFO. Unidentified Future Organizations La sostenibilità come solidarietà tra generazioni

Non si può affrontare la sostenibilità in azienda senza attivare un percorso di cambiamento complessivo, che coinvolge anche l’impegno delle persone.

Negli ultimi anni, e ancor più negli ultimi mesi, il termine sostenibilità è entrato a far parte della nostra vita quotidiana, tanto da essere da alcuni ormai considerata come “la moda del momento”. Non passa infatti giorno senza che venga prospettata la necessità di agire in risposta al cambiamento climatico e che sia ribadita l’urgenza di identificare nuovi modelli di vita “più sostenibili” per l’ambiente. Se da un lato questo ha portato a una presa di coscienza degli impatti che i nostri comportamenti hanno sull’ambiente naturale, è altrettanto vero che associare il termine sostenibilità alla sola questione ambientale è una semplificazione di ciò che è la sostenibilità. Un’azione, un comportamento o un modello sono sostenibili nella misura in cui possono essere perpetrati nel tempo, con un orizzonte che va oltre l’aspettativa di vita di chi li compie. Essere sostenibili significa agire secondo un principio di solidarietà intergenerazionale, secondo cui le attuali generazioni sono chiamate ad agire per soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle future generazioni di fare altrettanto.

In questa ampia accezione di sostenibilità il rispetto e la difesa dell’ambiente naturale sono certamente un fattore che permette di assicurare alle future generazioni la possibilità di soddisfare i propri bisogni, ma non l’unico ingrediente di una più complicata ricetta. Si pensi ad esempio all’effettiva sostenibilità di un sistema economico pienamente ri- spettoso dell’ambiente naturale ma inefficace nell’affrontare il problema della fame o inadeguato nell’assicurare la formazione alle nuove generazioni. O ancora si pensi a un’economia a emissioni zero afflitta da rilevanti fenomeni di corruzione, di discriminazione o che non permetta a una significativa quota di popolazione di affrancarsi dalla povertà. Possono sistemi economici di questo tipo essere considerati “sostenibili”? La sostenibilità, se integralmente intesa, risiede in una continua ricerca di un’equilibrata – e dove possibile virtuosa – relazione tra impatti sociali, ambientali ed economici.

Gli anni passati sono stati segnati da un’eccessiva (se non esclusiva) attenzione alla dimensione economica dello sviluppo, favorendo il proliferare dei fenomeni di consumismo che hanno portato all’attuale situazione di emergenza ambientale. Ciò dimostra come l’attenzione esclusiva alla dimensione sociale, economica o ambientale tipicamente generi una limitata interpretazione dei nessi tra le differenti dimensioni dello sviluppo, portando lo stesso ad assumere dimensioni distorte.

Porre l’accento sulla necessità di uno sviluppo che sia sostenibile porta immediatamente a dover valutare l’impegno dei principali attori di tale sviluppo: le imprese. Se lo sviluppo deve essere infatti sostenibile, le singole imprese dovranno dare il proprio contributo in tale direzione. Ma cosa dovrebbe portare un’azienda a operare in modo sostenibile? E cosa implica per un’impresa tale scelta?

Rispondere alla prima domanda significa innanzitutto riconoscere come oggi la scelta di un’impresa di operare secondo le logiche dello sviluppo sostenibile sia effettuata esclusivamente su base volontaria. Tipicamente le ragioni di tale impegno vanno ricercate in una particolare sensibilità del vertice aziendale o in alcuni casi, nell’interesse a favorire nei clienti la percezione dell’azienda come differente dai concorrenti perché attenta alla sostenibilità. La natura volontaria della scelta, la variabilità degli orientamenti personali dei vertici e delle dinamiche competitive portano le aziende oggi a interpretare in modo differente (e spesso unico) il proprio impegno attorno alla sostenibilità. In alcune imprese l’impegno verso la sostenibilità si manifesta in un’accentuata attenzione alle esigenze dei lavoratori, quali ad esempio la necessità di conciliare la propria vita lavorativa con quella privata.

Essere sostenibili implica una reinterpretazione complessiva dell’attività aziendale

In altri casi l’accento viene posto sulla relazione con le comunità che vivono in prossimità degli impianti produttivi, operando per assicurare uno sviluppo locale. O ancora in altri casi l’enfasi è posta sull’attenzione alla minimizzazione degli impatti ambientali connessi alle confezioni dei prodotti e ai trasporti. Ogni azienda quindi, facendo propri i principi dello sviluppo sostenibile, alimenta una propria interpretazione di ciò che implichi il tentativo di essere sostenibili. A prescindere dall’interpretazione fornita, portare un’azienda a essere sostenibile non significa limitarsi ad intraprendere qualche azione di carattere sociale e ambientale, ma implica una reinterpretazione della complessiva attività aziendale e del ruolo delle persone che collaborano allo svolgimento dell’attività d’impresa. È infatti dalle azioni quotidiane dei singoli e dalla pluralità di prospettive di osservazione che nascono idee che permettono di rendere sostenibile un’attività che in precedenza non lo era.

Diretta conseguenza dell’abbracciare la sostenibilità in azienda è l’intrapresa di un percorso di cambiamento che, tipi- camente, fonda la propria efficacia sulla capacità di realizzare quanto pianificato, attività che tipicamente dipende am- piamente dalla disponibilità di persone che quotidianamente si impegnino per far sì che quanto pianificato diventi progressivamente realtà.

Il cambiamento verso modelli di business sostenibili è ormai irreversibile

Nel caso della sostenibilità di un’azienda i promotori e coordinatori di questo cambiamento sono i sustainability/CSR managers. Si tratta di una categoria di professionisti che si è affermata in prima battuta nelle aziende di grandi dimensioni, per poi diffondersi nelle aziende di più piccole dimensioni. Questi manager sono esperti di tematiche sociali e ambientali e sono investiti della responsabilità di assicurare la transizione di un’azienda verso la sostenibilità. Per adempiere a tale funzione, tipicamente i manager in parola sono attivi attorno a quattro attività:

1. ascoltare, poiché ad essi spetta il compito di attivare sistemi di dialogo e coinvolgimento degli stakeholder aziendali utili a raccogliere esigenze e suggerimenti di miglioramento dell’attività aziendale;
2. pianificare, in quanto i professionisti della sostenibilità sempre più operano a stretto contatto con il vertice aziendale per integrare gli aspetti sociali e ambientali nelle strategie di sviluppo dell’azienda;
3. coordinare, agendo quotidianamente per favorire la cooperazione tra funzioni e il contributo dei singoli verso la sostenibilità aziendale;
4. raccontare, condensando in alcuni documenti il racconto delle azioni intraprese dall’organizzazione e dei risultati sociali e ambientali conseguiti, tipicamente avendo la responsabilità della pubblicazione annuale di un bilancio di sostenibilità.

L’affermarsi di queste figure professionali in azienda è la conferma di come il cambiamento verso modelli di business sostenibili stia coinvolgendo un sempre maggior numero di aziende e rappresenti un cambiamento ormai irreversibile. Tale cambiamento, differentemente da altre tendenze in essere, non è stato rallentato dalla pandemia da Covid-19, ma ha al contrario subito un’accelerazione. Ciò è evidente dalla centralità attribuita allo sviluppo sostenibile nel Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza. È giunto quindi il momento per le aziende di interrogarsi sulla propria intenzione ad affrontare questo cambiamento secondo una logica reattiva o cercando di trarre vantaggio e giocare un ruolo da protagonisti in tale cambiamento. Non esiste a riguardo una soluzione corretta per tutte le aziende, ma certamente è importante che la scelta sia presa in modo conscio e con un’attenta valutazione delle sue implicazioni sul futuro aziendale.

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