Algoritmi e natura

People Algoritmi e natura

Il rapporto tra esseri umani, natura, cultura e nuove tecnologie. Intrecci antichi che ci portano fino ad oggi, fino ad un presente dove bisogna riapprendere alcune regole.

  • La robotica e l'AI sono solo l’ultimo passo di un lungo processo umano, fatto di strumenti tangibili e intangibili, di hardware e software, dalle prime forme di scheggiatura della selce alle recenti quattro rivoluzioni industriali.
  • Le nuove tecnologie sono un modo per esprimere con forza l’appartenenza alla nostra specie, una specie che da sempre vive di cambiamento, di innovazione e, che pur essendo naturale (biologica) fonda la propria esistenza sull’artificiale, la tecnologia e la cultura.
  • Due regole che dovranno valere per gli esseri umani come per le macchine:

    La prima regola è relativa alla raccolta dati e ai big data in particolare. Noi umani dobbiamo raccogliere tanti dati, da zone del "mondo" diverse. Dobbiamo uscire dal noto. Dobbiamo mangiare, annusare, toccare la cultura degli altri. 

    La seconda regola riguarda la mancanza di certezze. Dobbiamo vivere la nostra mente e i nostri pensieri (dalla mente generati) come una release tra le tante che installeremo nel nostro cervello (hardware) nel tempo. 

Chiunque lavori o ragioni di robotica e intelligenza artificiale (AI) dovrebbe tenere presente che queste due tecnologie sono solo l’ultimo passo, il più raffinato, di un lungo processo umano, fatto di strumenti tangibili e intangibili, di hardware e software. Un cammino partito con le prime forme di scheggiatura della selce, con i primi fuochi primordiali, con la scrittura e il linguaggio e che si è susseguito fino alle recenti quattro rivoluzioni industriali. Proprio oggi stiamo iniziando ad addentrarci nella quarta, mano nella mano con i robot (hardware) e dialogando con le intelligenze artificiali (software).

Parlare di robotica e AI dovrebbe farci (ri)pensare al nostro rapporto con la tecnologia, rispetto a questo tema ho una posizione piuttosto estrema, che crea spesso critiche e disagio per chi l’ascolta o la legge ma che non posso non dichiarare perché è la base per ogni mio ragionamento sulla tecnologia e quindi anche sulla robotica e l’intelligenza artificiale.

La nostra specie è il risultato di una riuscita co-evoluzione dinamica e in continuo mutamento tra il nostro organismo, la biologia e la tecnologia, tra natura e cultura.

La mia ipotesi di partenza sulla tecnologia suona più o meno così: sorrido tutte le volte che sento dire o scrivere “L’uomo e la natura” e ancora di più quando sento dire o scrivere “L’uomo e la tecnologia”, forse ci dimentichiamo che l’uomo è una scimmia, è un animale e per questo fa parte della natura, come una pianta, un fiore o una farfalla. Vi sognereste mai di scrivere un articolo dal titolo “Il fiore e la natura”? Il fiore È natura così come l’uomo È natura; ma mentre per il fiore questa è una relazione totalizzante per l’uomo c’è di più, l’uomo è anche tecnologia, anzi, a ben vedere l’uomo è più tecnologia che biologia, l’uomo è più cultura che natura. La nostra specie è il risultato di una riuscita co-evoluzione dinamica e in continuo mutamento tra il nostro organismo, la biologia e la tecnologia, tra natura e cultura. Chi nega o prende le distanze da essa, nega e prende le distanze dall’umanità. Se in molti, guardandoci usare sempre più tecnologie, parlano di dinamiche disumanizzanti, io, dico proprio il contrario: “la tecnologia è umanizzante”.

Nonostante sia faticoso e spiazzante ammetterlo a noi stessi: noi amiamo tecnologicamente, comunichiamo tecnologicamente, mangiamo tecnologicamente, da sempre. Tutto nella nostra esperienza da umani è fortemente veicolato da strumenti artificiali e culturali, frutto del nostro rapporto intimo con la tecnologia. Guardatevi intorno e scoprirete di vivere in un ambiente artificiale, culturale, tecnologico. C’è poca natura introno a voi. E questa regola vale anche per il futuro e saremo sempre più umani tanta più tecnologia useremo.

Usare oggi i social network e gli smartphone e domani usare tecnologie come il deep learning, il machine learning, le intelligenze artificiali, la robotica umanoide e quella industriale è un modo per esprimere con forza l’appartenenza alla nostra specie, una specie che da sempre vive di cambiamento, di innovazione e, che pur essendo naturale (biologica) fonda la propria esistenza sull’artificiale, la tecnologia e la cultura. Per questo i robot e le AI non solo non devono farci paura ma devono essere accolte con attento entusiasmo. Ma c’è di più…

Nella mia vita professionale 4.0 da co-fondatore di TheFabLab, un laboratorio di digital fabrication attivo a Milano e tra poco anche a Torino, lavoro con i robot tutti i giorni e sto iniziando a usare i primi software di intelligenza artificiale. Parallelamente alla mia attività di imprenditore digitale, cerco anche di trovare un po’ di tempo per fare divulgazione su questi temi e così spesso sono in tv, in radio o in aula a spiegare come le nuove tecnologie cambieranno la nostra vita.

Pur arrivando dal mondo delle startup digitali e della scienza, il mio discorso però non è mai solo tecnico, sia a me che al mio pubblico (spesso generalista) non interessa il tecnicismo ma piuttosto il senso di quello che sta accadendo.

La robotica e le intelligenze artificiali, molto più di altre tecnologie inventate fino ad oggi, sono affascinanti perché ci danno tanti spunti per pensare a noi, al nostro essere umani, al nostro essere homo sapiens. Piú si studia e si legge di intelligenze artificiali, piú si è portati a capire come funziona o dovrebbe funzionare una mente sana, un homo sapiens sano. In questi mesi di lettura e studio sugli algoritmi che governeranno il futuro, ho estratto due regole principali che dovranno valere anche per noi uomini, visto che gli scienziati più illuminati del nostro tempo stanno cercando di insegnarle alle macchine che definiscono intelligenti:

La prima regola è relativa alla raccolta dati e ai big data in particolare. Noi umani dobbiamo raccogliere tanti dati, da zone del "mondo" diverse. I nostri occhi, le nostre orecchie e il nostro tatto devono essere sempre sollecitati da dati nuovi. Dobbiamo uscire dal noto. Dobbiamo mangiare, annusare, toccare la cultura degli altri. Culture disciplinari, geografiche e linguistiche. Dopo una fase di formazione verticale, dobbiamo stare lontani da noi stessi e da chi ci assomiglia. Dobbiamo uscire dalle accademie in cui tutto funziona. Dobbiamo imparare a lavorare con l’errore, continuamente.

La seconda regola riguarda la mancanza di certezze. Dobbiamo vivere la nostra mente e i nostri pensieri (dalla mente generati) come una release tra le tante che installeremo nel nostro cervello (hardware) nel tempo. Non affezioniamoci alle nostre idee e ai nostri pensieri. Dobbiamo imparare a rispettare le menti degli altri e cercate di capire se tra quelle che incontriamo qualcuna é piú efficiente della nostra a capire e predire la realtà. Se è cosí, dobbiamo imparare a emularla. Dobbiamo superare noi stessi, senza essere superati.

 

Buon futuro!

 

Weconomy book

  •  Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato. 19030

    Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato.

    Il primo mattone che ha dato il via al progetto Weconomy. Weconomy, L’economia riparte dal noi esplora i paradigmi e le opportunità dell’economia del Noi: più aperta, più partecipativa, più trasparente fatta di condivisione, reputazione e collaborazione. Grazie al mash-up di contributi internazionali e alla partecipazione di oltre 40 co-autori, Weconomy Book è un serbatoio di energia, pensieri, teorie, storie, pratiche e strumenti che ruotano attorno al tema del talento collettivo. Un incubatore informale e aperto al contributo di tutti, per immaginare, creare e continuare ad innovare il futuro dell’economia.

Magazine

  • Una visione completamente diversa

    Una visione completamente diversa

    Le comunità trasformative sono organismi viventi situati in spazi ibridi. Sono multidimensionali e porose, sempre in movimento e attraversate da esperienze che attivano scambi e generano azioni trasformative. È mettendo al centro queste comunità, oltre agli individui che le abitano, che possiamo affrontare le grandi sfide del presente e del futuro, generando impatti positivi.

  • UFO. Unidentified Future Organizations

    UFO. Unidentified Future Organizations

    Le organizzazioni sono diventate UFO: oggetti non identificati in trasformazione. Oggi abbiamo la possibilità di immaginare un futuro desiderabile per questo nuovo tipo di imprese, ibride distribuite. A partire dal nuovo ecosistema di relazioni e dai legami significativi tra persone, territori e comunità.

  • Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    In questo Quaderno indaghiamo le origini del trash. Che, per noi, nascono da quella vendita che non risolve problemi reali e concreti. L'antidoto è una vendita circolare e infinita, che trae il massimo vantaggio moltiplicando i punti di contatto con il Cliente, coinvolgendolo e generando una visione condivisa tra persone e organizzazioni.

  • Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Non esistono skill “a prova di futuro”. Perché, quando parliamo di abilità e competenze, in realtà parliamo di sviluppo delle persone.

    In questo Quaderno abbiamo affrontato il tema delle skill dal punto di vista sistemico, per esplorare ciò che ispira e motiva a imparare, a praticare nuovi comportamenti e innesca percorsi evolutivi che connettono persone e organizzazioni.

  • Robot: l'automazione è collaborativa?

    Robot: l'automazione è collaborativa?

    R come Robot - Quali sono le possibili relazioni tra umani e tecnologia? Il tema è esplorato indagando in due sezioni le trasformazioni a livello sociale e aziendale. Una sezione dedicata alla mostra Posthuman (svoltasi durante la MDW 2017) conclude il quaderno. L'obiettivo di questo numero è quello di fornire spunti, quello di avviare un dialogo, di stimolare un'ulteriore esplorazione di diversi punti di vista.

  • Quid novi? Generazioni che collaborano

    Quid novi? Generazioni che collaborano

    Q come Quid Novi – Generazioni che collaborano. Il quaderno numero 11 di Weconomy si concentra sulla condivisione di luoghi, tempi e spazi da parte di diverse generazioni con mindset differenti e sulle trasformazioni che questa convivenza implica. Autori dalle età, competenze e mestieri diversi, per assicurare un punto di vista molteplice. Perché la collaborazione tra generazioni è un’opportunità.

  • POP Collaboration: Point Of Presence

    POP Collaboration: Point Of Presence

    P come P.O.P. Collaboration. Il decimo quaderno descrive lo spettro di significati assunti dall’io nei processi di collaborazione. 12 autori dai background diversi si interrogano sul ruolo dell’individuo che si riprogramma e si trasforma (Hyperself) e che collabora in maniera diffusa e spontanea, essendo consapevole del ruolo degli altri io coinvolti (Integrated Self). L’io come particella fondamentale della collaborazione.

  • Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    O come OOPS, OR, OK. Il Quaderno 9 indaga il paradosso della scelta continua: tra i 14 autori che esplorano le tematiche legate al “prendere decisioni”, troviamo dall'astronauta, al medico, dal designer al community manager, tutte persone che lavorano in contesti in forte trasformazione. Perché di fronte alla scelta e alle opzioni, l’unica scelta veramente sbagliata è non scegliere.

  • Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    N come Ne(x)twork, neologismo che gioca sulle parole next, work e network. Il Quaderno 8 è dedicato al futuro del lavoro e alla necessità che questo sia connesso e condiviso in modo continuo. Una condivisione che porta alla creazione del Flow (Flusso) che l’Impresa collaborativa ha il bisogno di saper dirigere, coordinare, stimolare ed eventualmente modificare in itinere.

  • Management: Cross, Self, Content

    Management: Cross, Self, Content

    M come Management. Il settimo Quaderno esplora le mutevoli dinamiche e i cambiamenti che riguardano il mondo del Management: un racconto in tre atti di come intrecci tra universi diversi (Cross), propensione all’auto-organizzazione coordinata (SELF) e valorizzazione dei contenuti sull’offerta (Content) rappresentino le tre diverse dimensioni nelle quali l’Impresa collaborativa si sviluppa.

  • Local: Talent, Community, Making

    Local: Talent, Community, Making

    L di Local.Un’occasione per riflettere e agire sulla (e dalla) dimensione collaborativa come combinazione di Talent, Community e Making. Con inserto dedicato alla quarta dimensione del Tempo con Timescapes.

  • Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    I come innovazione, che è prima di tutto unaa questione di valori (e di valore). E innovare il contenuto (Info), innovare l’attitudine (Indie), innovare la relazione (Inter) sono le tre possibili scelte di valore per le Imprese.

  • HR: Human (R)evolution

    HR: Human (R)evolution

    La “Rivoluzione dell’Impresa” che mette la persona al centro del suo futuro. Una rivoluzione che trasforma la Persona umana da risorsa ad “atleta, acrobata, artigiano”.

  • Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    C’è e soprattutto ci sarà ancora? Se ne parla in questo terzo Quaderno attraverso 3 parole chiave: Empowerment, Feedback, Gamification, aspetti fondamentali del retail collaborativo.

  • Design: (Re)shaping Business

    Design: (Re)shaping Business

    D come Design: aperto, social e collaborativo, a disposizione dell’Impresa per (ri)dare forma al business. Un quaderno che raccoglie e sviluppa spunti e contributi emersi durante l’evento Making Together.

  • Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Il quaderno dedicato alle prime lettere dell’alfabeto per l’Impresa collaborativa: A come Auto, B come Beta, C come Co. Perché la collaborazione è sì una necessità, ma funziona solo se c’è uno scopo e un senso condiviso.