WE 101: reality is a social network

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Secondo appuntamento con la rubrica WE 101: questa volta passiamo in rassegna alcuni casi esemplificativi della prima sillaba del noto mantra SoLoMo. “So” come “Social”: la realtà, per le imprese, è il social network migliore da presidiare? Leggi il post.

Punto primo: la social media revolution sta cambiando la mentalità delle persone. Punto secondo: le imprese hanno bisogno di comprendere il cosiddetto “F-Factor” il più rapidamente possibile. I loro, infatti, non sono più semplici consumatori quanto piuttosto Friends, Fans e Followers (come su Facebook e Twitter), non più “target” ma “recensori” (di nuovo, F come Feedback). E la necessità diventa quindi quella di trasferire la logica dei social network al mondo reale, creando spazi partecipativi aperti e trasparenti (sia fisici, sia digitali).

Tra i Social Media Trends 2012 della Harward Business Review troviamo, per esempio, proprio il concetto dell’emergente convergenza e graduale integrazione della vita social in quella reale, due territori con confini sempre più sfumati e permeabili (come, in ambiti tendenzialmente no-profit, ha già dimostrato – tra gli altri – un caso come Meetup).

In ambito business, questo trend è ben esemplificato da due casi internazionali: il primo si riferisce a Coca Cola, che ha distribuito ai visitatori del proprio Coca Cola Village Amusement Park in Israele braccialetti con tecnologia RFid integrati con Facebook, in modo da permettere loro di condividere le proprie attività all’interno del parco in contemporanea, sia nella vita reale, sia su Facebook.

 

Il secondo caso si riferisce alla campagna pubblicitaria di Domino’s Pizza di cui ci siamo già occupati nel Quaderno Weconomy #2: un grande screen digitale posizionato al centro di Times Square che ha mostrato per un certo periodo commenti non filtrati da parte dei propri clienti provenienti dai canali social (per approfondire il progetto Domino’s Tracker, questo è il link).

C’è poi un terzo caso interessante che vale forse la pena di approfondire maggiormente; riguarda un’iniziativa di Kellogg’s, azienda che ha recentemente aperto un Tweet Shop temporaneo a Soho, nell’ottica di muovere i primi passi nel mercato inglese degli snack salati e promuovere il primo prodotto di una sua nuova linea.

Clienti Kellogg’s e passanti hanno avuto l’opportunità di provare le patatine presso un’apposita area chiamata “try before you buy”, twittare la propria esperienza e acquistare (attraverso la formula del “pay with a tweet”) un pacchetto da portare a casa.

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Con questo semplice esperimento, Kellogg’s ha saputo integrare un format fisico, in linea con l’attuale trend dei pop-up stores, con un format digitale, mutuando la logica del passaparola su cui tipicamente si basano i primi e trasferendola sul piano del buzz online.