Dai Pink Floyd agli Youtubers

People Dai Pink Floyd agli Youtubers

Zig-zag culturale tra generazioni, dagli anni Settanta ai Novanta.

sintesi

Siamo un mix di generazioni. Ognuno di noi è un mix. Nel senso che ognuno di noi è un miscuglio che si è formato attraversando fasi di età e tempo in cui ha appreso e scambiato con persone, con occhi e mindset creati in tempi differenti. Negli anni ’70 avevo meno di 10 anni e la domenica mattina in casa mia si ascoltavano i Pink Floyd. I vinili li comprava Giuliano, mio padre. Per lui quella musica, pezzi lunghi a volte acidi, a volte armoniosi, e spesso lirici, era una conquista del mondo contemporaneo. Per me erano suoni “belli” che convivevano con Furia cavallo del west e Spazio 1999. Due generazioni stavano scambiando. Al liceo ho incontrato “la Catalucci”, la prof di greco e latino che mi ha cambiato la vita. Da allora non ho più smesso di decriptare etimi e ricostruire radici di parole o pensare che ogni ciclo storico rientri nel modello di Polibio (per intenderci adesso siamo in fase pre-tirannia!). Le conversazioni con lei mi hanno formato molto. Quando non parlavamo di Antica Grecia o cinema frequentavo con i compagni della 3°F Parco Sempione e organizzavamo Toga Party con le colonne sonore dei Duran Duran. In università ho sviluppato coscienza politica, nel senso che ho incominciato a farmi delle idee sulla cosa pubblica e su come dovrebbe funzionare. Cercavo momenti di scambio con quelli più grandi, solo pochi anni di differenza ma per me “avevano capito molto”. Gli anni ’90 facevano ballare al ritmo della house e della disco commerciale italiana. L’anno della tesi è stato passato per metà su un regionale Milano-Torino (niente Frecciarossa!) in compagnia del “Berchi”. Mio mentore per la tesi e Jedi di pensiero sistemico. All’andata lui mi spiegava le leggi del system thinking e su fogli bianchi modellizzavamo le relazioni di sistemi di tutti i tipi (ricordo la mappa che spiegava la motivazione dei calciatori!), al ritorno discutevamo dell’Impresa in cui facevo lo stage. Ero un 24enne che per la prima volta passava del tempo in un ambiente lavorativo. “Il Berchi” era 30 anni più grande di me. Non aveva visto Furia e la rivoluzione per lui era arrivata con i Beatles. Passano gli anni. Logotel mi ha messo in contatto con molti mondi. Adesso scambio e imparo nella conversazione con chi è più giovane di me. Ho dei colleghi che sono nati a inizio anni ’80, a inizio anni ’90. Lavorare insieme mi apre la testa. In un recente progetto di Alternanza Scuola Lavoro ho frequentato adolescenti e loro insegnanti. Dai primi ho imparato a rimettermi in discussione, dai secondi ho capito cosa significa vivere sempre in discussione. E poi c’è Giacomo, mio figlio, e i suoi compagni decenni. Sono incontri stupendi e di serendipità. Un dopo basket, un viaggio in macchina, un pomeriggio di compiti insieme… loro mi raccontano le loro storie e io le mie. I loro racconti partono da video di famosi youtubers, ma leggono ancora Topolino. Sulla Playstation costruiscono mondi con Mine Craft (che sembra un gioco del Commodore!) mentre ascoltano con me Hip Hop anni ’80. Bisogna andare a caccia di Pokemon con l’app virtuale ma il venerdì sera si guarda un episodio di Get Down e la genesi di Grandmaster Flash. E quando qualcuno di questi piccoli ne spara una grossa... parte un DAB! Risate e citazioni a pioggia! Quanta ricchezza. Se si riesce a conversare, se si riesce ad ascoltarsi e a regalarsi idee e ispirazioni c’è crescita. Le generazioni si mischiano e producono. Pregiudizi e convinzioni limitanti bloccano il processo. Non è facile. Parlare e mischiare i linguaggi, sempre. Curiosi e coraggiosi. Dai! Nota bene. Ok, ho fatto 45 anni e sono in crisi. Per questo ho scritto un pezzo intimo e bio-vintage. Mi sento in mezzo alle generazioni! Tra i più giovani e i meno giovani. Né carne né pesce. Un bel “surf and turf ”. Un mix. DAAAAAB!