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Gli impatti dell'interazione umani-tecnologia in una breve intro dal Quaderno #12

 

sintesi

L’enciclopedia libera Wikipedia descrive società “[come] un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione e organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni”. Da Comte a Giddens, passando, ad esempio, per Weber, Marx e Spencer, le interpretazioni di società sono state varie e molteplici. Dare perciò una definizione univoca al termine è impresa impossibile.

È, però, generalmente accettato che le società mutino ed evolvano nel tempo, influenzando gli individui che le costituiscono e venendo a loro volta da essi influenzate – si pensi alla branca dinamica della fisica sociale di Comte o alla rete di relazioni sociali in costante mutamento di Maclver.

Ma chi sono gli individui di cui parliamo? Comunemente ci si riferirebbe unicamente agli esseri umani. Oggi però, come Donna Haraway ha scritto, “le realtà della vita moderna includono una relazione tra persone e tecnologia che è così intima da non permettere più di distinguere dove noi finiamo e dove le macchine inizino”.

Viviamo quindi in una società che include tra gli individui entità digitali o cyborg? È forse ancora presto per dirlo. Certo è che “la tecnologia non è neutrale. Noi siamo all’interno di ciò che facciamo, e ciò che facciamo è dentro di noi” (D. Haraway). Pensare alla tecnologia come agente esterno indipendente diventa quindi difficile. Ciò non vuol dire che si debba pensare ad un presente o ad un futuro prossimo deumanizzato. Dobbiamo essere in grado di intendere la tecnologia come un partner che esiste sullo stesso piano degli umani o che ad essi si integra, come qualcosa che aumenta le qualità uniche che ci rendono umani, o che le trasforma facendo parzialmente trascendere gli uomini, dando loro accesso ad una dimensione postumana, ad una dimensione dicotomica che aumenta le nostre capacità ma che, in qualche modo sempre più filtra la realtà.

Ma siamo pronti? Siamo già in grado di superare le inevitabili resistenze, di accettare le possibili perdite? La nostra società si sta muovendo velocemente abbastanza in termini di regole, leggi, investimenti, pattern di comportamento per quanto riguarda l’intelligenza artificiale e l’automazione? Chi ha ragione, Mark Zuckerberg o Elon Musk? Muoversi verso nuovi modelli sociali algoritmici e logici spingerà l’umanità verso un futuro più prospero o più povero e rischioso? E come stanno cambiando e cambieranno le dinamiche sociali, economiche e politiche?

Set di domande che non è in alcun modo conclusivo. Anche perché quando le macchine smetteranno di darci solo risposte ma saranno in grado di scegliere anche le domande da porsi, allora sì che potremo affrontare l’argomento da tutte le prospettive.

Le domande più interessanti, anche in questo caso, sono quelle che non ci siamo ancora immaginati.